Garantire l’origine dei materiali, il Responsible Sourcing in TCA.
Gli attori e le regole nell'attribuzione del livello di rischiosità
L’opportunità di accettare o meno un business, un rapporto commerciale, è gestita qui in TCA attraverso una governance dedicata e strutturata, su cui come impresa abbiamo investito nel tempo in modo sempre più corposo, sia lato risorse operative dedicate, procedure, applicativi di gestione ad hoc, che contano anche su informazioni aggiuntive, derivanti dall’attivazione di data base informativi esterni.
Ad ogni potenziale controparte, conferiamo, attraverso l’applicazione di un processo articolato ed eseguito dal nostro team compliance, un giudizio di rischiosità. Da un livello basso si va ad un livello alto e ciò determina diverse azioni, quali le possibilità o meno di intraprendere un business, l’ampiezza del coinvolgimento nella determinazione dell’avvio del rapporto e, in caso di semaforo verde, il livello di approfondimento e la periodicità del monitoraggio successivo. Il livello di rischio è il risultato finale di una serie di passaggi intermedi, tutti preziosi e necessari al fine di valutare correttamente l’opportunità.
Tale matrice, ispirata ad una logica prudenziale, è stata condivisa da noi con Deloitte, in qualità di ente terzo che si occupa del nostro auditing; e riteniamo che la sua scrupolosa applicazione sia fondamentale al fine di dare parere negativo a richieste di conferimento di materiale, laddove non sia assicurata la compliance totale agli step del processo di verifica. La nostra lista di due diligence non andate a buon fine, quindi di rapporti lavorativi non intrapresi, e di guadagni non generati, per via del nostro declinare ciò che non supera l’articolato e complesso filtro di garanzia che applichiamo, lo testimonia. Di recente , la procedura ha bloccato la possibilità di intraprendere rapporti commerciali ad esempio, identificando un numero di rapporti non attivabili pari a 3 .
Descrivendo i passaggi del nostro operato, su tale fronte, occorre indicare come, nello sviluppo della nostra attività commerciale, aziende come la nostra siano soggette a country risk list, che regola i rapporti con imprese di paesi sottoposti a sanzioni/embargo, disciplina quelli con i paesi denominati “high risk” e quelli con i paesi a rischio medio o basso. Il rischio attribuito a ciascun paese è il risultato dell’applicazione del massimo livello di rigore previsto rispettivamente dalle liste FATF blacklist, U.S: Dodd Frank Act, EU Embargo. Per tale ragione, ad esempio, non importiamo e/o acquistiamo Oro da Emirati Arabi Uniti e dal Brasile. m
A prescindere dal livello di rischiosità del paese a cui afferisce un possibile sourcer, siamo tenuti ad accertarci che i nostri clienti e fornitori, ci conferiscano materiali conformi, non solo su base quali-quantitativa ma anche in base all’origine delle merci. Non operiamo in questo modo solo per questioni volontarie, ma in virtù delle regole che siamo tenuti a rispettare, che in presenza di soggetti come noi, accreditati presso organizzazioni come la LBMA list, sono verificate attraverso articolati processi di qualifica, garantite e messe in atto dall’organizzazione stessa.
Inoltre, in fase di procedura di Due diligence / KYC (Know Your Customer) informiamo i clienti che non possiamo ricevere metalli preziosi dai paesi sottoposti a embargo/sanzioni e che, qualora il cliente/fornitore afferisca a uno dei paesi qualificati come ‘high risk’, la nostra scelta è di non attivare rapporti commerciali, salvo che il player sia accreditato all’interno della LBMA list.
Monitoriamo le imprese con cui lavoriamo sia in fase di attivazione del rapporto che attraverso un processo denominato ‘Proactive Monitoring Action’, previsto dalle regole LBMA, e lo facciamo avvalendoci di ulteriori strumenti informativi esterni, offerti da partner strutturati ed indipendenti, che hanno lo scopo di fornire informazioni il più possibile aggiornate, attraverso le quali possiamo raggiungere che ci aiutano ad addivenire ail massimo livello di accuratezza.
Qualora necessario, disponiamo di una procedura di Enhanced Due Diligence (EDD), che comporta un esame ancora più approfondito, a cui possiamo ricorrere per eventuali configurazioni ‘ibride’ e che potrebbero verificarsi straordinariamente, ad esempio nei casi in cui un partner sia accreditato presso LBMA o LPPM ma ubicato in paesi associati a rischiosità media.
Maggiori approfondimenti sono disponibili all’interno di nostri canali, come le policy e le regole cui un'organizzazione come la nostra, accreditata presso LBMA e RJC, deve sottostare, oltre che il documento ‘Politica per i metalli responsabili’, che rappresenta la sintesi di quanto previsto in ambito di Responsible Sourcing dalle organizzazione LPPM, RJC e LBMA.
Riteniamo che abbia senso portare anche all’attenzione di un pubblico non di settore, il tema dell’importanza di questi processi e abbiamo prodotto a tal fine nei mesi scorsi, un contenuto sul tema, consultabile qui: https://www.lanazione.it/pubbliredazionali/gli-strumenti-della-fiducia-per-un-operare-garantito-certificazioni-procedure-e-norme-ffjo7jji